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Regali dall’aldilà

Non sono mai stato un tipo di tante parole, forse perciò preferisco sorridere sempre. I sorrisi in fondo sono vestiti che ci coprono quando non abbiamo voglia di esporci al freddo, e il freddo qui in città non ha niente a che vedere con la temperatura. Qui ci si scopre molto più che altrove. Qui – dicono – la gente abbraccia. Mah. Sarà… 

Sono particolarmente seccato in questi giorni. Sono stanco. Eppure abito qui di fronte, il mio lavoro mi piace; Matteo sta crescendo e sono fiero di lui, però… chissà perché noi esseri umani tronchiamo sempre le frasi con una congiunzione avversativa. E se d’improvviso il mondo ci diventasse meno ostile? Mia madre dice da sempre che sono un sognatore, anche se non ho mai capito se ci sia più ammirazione o preoccupazione nelle sue parole. Dovessi scegliere, propenderei per la seconda.

La gamba mi fa ancora male e poi le gabbie non le ho mai tollerate. Da piccolo liberavo i canarini che mi regalavano, figuriamoci se riesco a tenerne una avvinghiata al mio corpo. Se non odiassi le generalizzazioni, di questi tempi direi che solo un sovietico poteva inventare una cosa così opprimente, ma Ilizarov ribatterebbe: “Prova a riprendere i centimetri del tuo osso senza di me!” ed io sarei costretto a tacere.

Dovrei telefonare a Diego: lo so che verrebbe. La Toscana non è poi così lontana, e noi siamo cresciuti insieme, sono decenni che mi vede crollare e risorgere. Dopo lo chiamo. Esploderà in una delle due solite battute e io la completerò con una delle mie. Insieme torniamo due adolescenti: è proprio quello di cui avrei bisogno ora. Ricorderemo quella festa a cui mi ha trascinato per l’ennesima volta. “Sì, la festeggiata è bella, simpatica, ma dai! Vestiti in maschera a 40 anni… e non è neanche Carnevale! Ma cosa ha in testa la gente?” Pensavo quella sera, mentre diventavo Doc in “Ritorno al futuro”. E invece… sono stato l’anima della festa; a momenti spegnevo io le candeline al posto di Michela, era così ubriaca che non se ne sarebbe neanche accorta. Chissà se dietro tutti quei travestimenti c’era qualcuno che ha pensato di essere un cretino; che non si sentiva a suo agio; che lo ha fatto solo per non deludere una persona che era già stata delusa troppo di recente. Ma poi forse sono io – mi dico – che dovrei prendere le cose più alla leggera, mica queste domande se le pongono tutti! Magari Lara Kroft aveva sempre desiderato una pistola e Maleficient le corna. Comunque mi sono divertito. Michela mi piace. Ride sempre, come me, anche se il suo non sembra un travestimento. Forse perciò Diego insisteva tanto al suo matrimonio. Non avrà mica creduto che ritenessi davvero una casualità i nostri posti vicini! Però il lavoro va svolto per bene, diamine! Metti – che so – un sonnifero potente nel bicchiere del compagno, tanto si vede che non la ama più, altrimenti mi inibisco, mi conosci. Magari ora non sarei qua.

Sto guardando da dieci minuti queste pareti, mi opprimono. Potrei uscire, certo, ma preferisco restare qui. Fuori c’è Marco. Lo so che con lui non c’è bisogno di giri di parole, ma oggi mi dà la nausea persino la sua presenza. Speravo non venisse oggi. Lavora per me da tanto, ormai. Mai un passo falso, una parola in più, una nota stonata; sì, qualche decibel di troppo, ma lui è così: proprio non sa cosa significhi parlare a bassa voce. I suoni però non determinano gli amici, e lui è questo ormai per me, altro che collaboratore! Le grane recenti dell’ufficio mi pesano ancora di più oggi: da me dipendono delle persone, sbagliare le espone al pericolo. Rimedierò, basta trovare il modo. Se solo potessi non uscire più da questo bagno! Mi addormento ora, mi sveglio in un altro mondo: meno aggressivo, meno pretenzioso, meno giudicante… sarebbe un sogno! Punto e a capo. Altro giro. Ma… aspetta… e chi lo dice che non possa essere così? Qualcuno è mai tornato da queste parti nostalgico? Non mi pare. Tanto a Marco posso dire che mi ha dato fastidio quel pasticcio a pranzo. Troppa panna, perché non mi rassegno davanti alla mia intolleranza al lattosio? Nella prossima vita me ne capaciterò, devo.

Mi metto comodo. La cinta che indosso oggi mi sembra idonea, mia madre non lo prenderà come un segnale: è solo un caso che sia un suo regalo, e poi vado in un posto migliore. Qualunque madre aiuterebbe il proprio figlio a farne cessare le sofferenze: perché dubitarne?

Sono bravo, ho stretto tanto. Ho sentito le tempie esplodere e il cuore scoppiare. Marco urla; dice che il pasticcio lo ha mangiato anche lui ed è più intollerante di me ai latticini, quindi deve essere un’altra cosa, ma io lo sento appena. Avverto invece il rumore di qualcosa di metallico. Sta attraversando la porta, o forse le mie meningi. Della saliva mi bagna le labbra… SMETTILA! Sono andato a vedere cosa c’è dall’altra parte. Non posso e non voglio interrompere il mio viaggio!

E dai, non guardarmi così. Lo so che mi ritieni un egoista, ma in fondo chi non lo è! Non dirmi che non hai mai desiderato eclissarti, svanire, liberarti dalle gabbie, mettere le ali, entrare in una macchina del tempo e dello spazio e… POUFF! Scomparso. Via. Eclissi totale. Non sono credente, ma se mi troverò a breve al cospetto di Dio, giuro che gli chiederò di cancellarvi  la memoria. Nessun attimo aggiunto alla mia esistenza; nessuna salvezza per me, solo la cancellazione della vostra memoria. Non è giusto che soffriate a causa mia, non sono egoista. Se lo pensi, amico mio, forse non conosci la disperazione; il buio della notte quando c’è il sole; la smisuratezza delle ombre rispetto alle figure che le proiettano. Se lo pensi, non avresti dovuto buttare giù quella porta, non puoi avere la certezza che io ora stia peggio. Coltiva la speranza che quelle ombre si siano rimpicciolite, e che io sia sul limitare di uno sconfinato mare. Senza più sci, senza più ruote, senza più scarpe, senza più gabbie. Finalmente libero. 

Ti voglio bene, amico mio.

Presto capirai, e mi perdonerai.

La pace esiste, ora lo so.

Fede

2 risposte su “Regali dall’aldilà”

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