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Occhi di tigre

“Nonna, nonnaaa, nonnaaaaa!” “Cosa c’è, occhi di tigre? Sei appena arrivata e già “fai vento”, che succede? Tutto bene a scuola?”. “Sì, nonna, hai ragione, mi siedo, ma puoi farlo pure tu? Pranziamo dopo, dai, non morirò certo di fame, ho bisogno assolutamente del tuo aiuto! La prof ci ha chiesto per domani di rispondere a una domanda esistenziale attraverso un mito, devo inventarlo io, proprio io, ma come si fa? Lo so che lei vuole stimolarci a creare, ad esistere e non a vivere, come dice sempre, ma stavolta ha esagerato! Che ne so io di domande esistenziali?”. “Dai, occhi di tigre, certo che le conosci, ogni giorno me ne poni tante, le più disparate, e neanche te ne accorgi. Scegliamone una e ti do una mano mentre cuciniamo gli gnocchi, volevo prepararli per tua madre: è sempre di corsa ultimamente e in questi giorni la vedo più stanca del solito. Stringiamo un patto: tu mi affianchi nella preparazione, e nel frattempo parliamo del tuo compito. Vedrai che quando li infileremo nel forno avremo anche finito, che ne dici?”. “Va bene, nonnina, se lo dici tu… Già che ci siamo, prepariamo anche le polpette a forma di cuore? Adoro vederle friggere: io, quando incontro Matteo, il mio cuore lo sento sfrigolare proprio come quando le caliamo nell’olio bollente. E’ così che fa l’amore, nonna? Pungola, sfrigola?”. “Eccola qua la prima domanda esistenziale, vuoi scrivere di questo?” “Nooo, nonna! Io parlo di amore tanto per fare, mica sono una romantica! Ah, lo sai che ieri ho raggiunto con la bici nuova che mi ha regalato papà un posto meraviglioso e ho visto un arcobaleno nitidissimo? Dopo tutta quella pioggia aveva dei colori sgargianti; non mi stancherò mai di guardare la natura, quante incantevoli manifestazioni ha! Non è mai uguale a sé stessa, vorrei essere un arcobaleno. Potrei rinascere arcobaleno, nonnina?”. “Eccone un’altra, mia nipote che è tutto fuorché romantica! Vogliamo parlare di questo, che dici, per il tuo compito? Mi sembra un argomento davvero interessante!”. “No, nonnina. Io vorrei che il mio compito salvasse il Pianeta, che desse una risposta ai problemi, al futuro, a quello che ci stanno rubando gli adulti con gli occhi cattivi!”. “E chi sarebbero questi adulti? Non ho capito, cuore mio!”. “Quelli con gli occhi stretti stretti, nonna. A scuola abbiamo parlato della fisiognomica: era una “scienzanonscienza” che studiava i tratti del volto delle persone e li associava ai loro comportamenti; ora non ricordo bene, devo riguardare gli appunti, ma mi pare che le persone con il labbro superiore sottile siano bugiarde; quelle con gli occhi stretti stretti violent…”. “Ma che sciocchezze sono queste, occhi di tigre? Il nonno Giancarlo che occhi aveva?”. “Stretti stretti, nonna. Ed era l’uomo più buono che esistesse sulla faccia della Terra. Sarebbe secondo solo a te, se tu fossi uomo. Scusami, hai ragione! Quanto avrei voluto conoscerlo, mi avrebbe resa felice! A volte mi pare di vederlo mentre si nascondeva nel palazzo per osservare te alla mia età che scendevi le scale di fretta. Mi sembra di sentire la sua voce che vince tutte le paure e inizia a corteggiarti, sprezzante del pericolo. Nonna, perché vi hanno osteggiato tanto?”. “Eravamo giovani, occhi di tigre; a mio padre premeva che “mi sistemassi”, che il mio futuro marito avesse un lavoro. Giancarlo era poco più di un ragazzino, ma aveva un grande ingegno e mi amava sopra ogni cosa: la sua dedizione e la sua forza di volontà ci hanno uniti presto, ma io lo avrei sposato anche se fosse stato povero in canna. Il denaro, che grettezza quella di chi pensa che dia la felicità! Certo, aiuta a rendere il cappotto meno stretto, ma quanto poco riscalda quel cappotto se non ha i bottoni cuciti con amore! Prima o poi capirai quello che sto cercando di dirti, piccola mia! Se sei fortunata come me, lo scoprirai a breve”. “Nonna, lo so che faccio gli stessi voli di quel poeta greco antico… non mi ricordo mai come si chiama, cavol… ma perché – DEVO proprio dirtelo – PERCHE’ hai tagliato i tuoi meravigliosi capelli biondi? Dove sono finiti, e io adesso come li pettino? Dovrò imparare a fare le trecce alla francese, ti piacciono? Nonna, ma dove vanno tutti i capelli del mondo? Non li possono trapiantare alle persone calve? A me piace più Matteo che papà: guarda quanto è bello coi suoi ricci biondi e gli occhi azzurri, sembra un angelo di quei quadri che ci mostrava sempre la maestra. Papà è un bell’uomo, per carità, ma quella testa lucida mi ricorda le palle da bowling… e allora, nonnina, non potevi chiedere al tuo parrucchiere se quelli che hai tagliato li poteva attaccare a papà?”. “Occhi di tigre, vaneggi. Papà è bruno, e poi che domanda è questa, non dovevamo cercarne una esistenziale, che salverà il mondo? Altro che voli pindarici, qui a breve ci vorrà una buona casa di cura per entrambe! Dai, pensiamo a qualcosa di serio mentre finiamo di tagliare gli gnocchi; falli un po’ più grandi altrimenti ci vorranno le lenti per mangiarli! Qual è la cosa che ti sta più a cuore, amore mio?”. “La natura, in particolare il mare, perché ho paura che scompaia. Ieri ho visto un film con Elisa al cinema. Non sono sicura di aver capito bene, ma il Tevere scompariva, nonna! Il Tevere, sì. Lo so che è un fiume ed il mare è infinitamente più grande, ma quel film sembrava reale… e se dovesse davvero scomparire? Come farò a rasserenarmi quando sono nervosa e triste; quando penso che un giorno non ci sarai più; quando ragiono sulla mia gamba, sull’operazione, e non so quanto tempo impiegherò a camminare di nuovo bene? Ecco, io vorrei inventare un mito per questa cosa qua. Vorrei sapere come si fa a rendere eterno il mare, questa è la mia domanda! E’ difficile, mi aiuti?”. “Certo, occhi di tigre. No che non è difficile, il mare non potrà mai prosciugarsi fino a quando continueranno ad esistere le lacrime!”. “Ma… nonna… e dai, che dici? Le lacrime sono fonte di dolore! Io non voglio che le persone soffrano per tenere in vita il mare. Voglio vedere regnare la felicità!”. “E chi ti ha detto mai, questa idiozia, cosa ti fa credere che le lacrime siano connesse al dolore?”. “Perché la gente le nasconde, nonna. Come nasconde le mani dopo un furto; la lingua dopo aver pronunciato parole irripetibili; il piede dopo aver sferrato un calcio a chi non lo merita; un capello bianco quando teme di invecchiare”. “Un’altra sciocchezza, amore mio. Le lacrime sono poetiche. Chi non ha ancora imparato a trasformare la vita in poesia le nasconde, solo loro. Oggi sono andata a un funerale. Non ero desiderata per motivi che non posso ancora spiegarti, non li capiresti, però sono andata lo stesso e mi sono nascosta. Volevo solo accompagnare con una preghiera coloro che restano e stanno soffrendo. Sai, molte persone ai funerali preferiscono non andare. Dicono sia per decoro, che bisogna rifuggire il presenzialismo a tutti i costi, ma non lo pensano davvero. Ne hanno paura, come di tutte le cose che non possono dominare, e in qualche modo le denuda. Però oggi, dietro alla colonna che avevo scelto come nascondiglio, ho visto una persona che credevo la vita avesse trasformato in un “osso di seppia”… sì, lo so che lo abbiamo studiato ieri, ma non è rilevante ora, ascolta! Mi aveva detto che non sarebbe andato e invece era là. E’ rimasto per poco, ma abbastanza affinché scorgessi le sue lacrime. Erano trasparenti. Le lacrime delle persone cattive sono nere, lo sai, le hai mai guardate bene? Non possono nutrire il mare perché sono velenose, lo ucciderebbero. Invece le sue sono andate a nutrire il mare: erano gioia, la gioia di chi sta facendo qualcosa di buono e di vero per qualcuno che ama. Venti anni fa, tu non eri ancora nata, ci fu una mareggiata a Genova. Il mare si ingrossò per le lacrime versate ad un funerale. Era il funerale della mia mamma, e in chiesa non si riusciva ad entrare per l’immensa folla. Sembrava a tutti che io stessi con la testa da un’altra parte, invece ero lì, e ricordo alla perfezione le lacrime di tutti quelli che vennero a stringermi, una per una. Erano talmente tante che si sollevò un tappeto impermeabile; gli astanti però non si mossero. Ai lati delle panche c’erano i cestini per le offerte, e sopra c’era scritto: “Lacrime destinate al mare!”. E quella notte stessa il mare si gonfiò.

Oggi la zia Simona è partita per Lourdes, lo sai? Ha portato una valigia in più per raccogliere le lacrime degli ammalati. Esistono borse speciali per l’occorrenza: non si riempiono mai, fino a quando ci sono gocce trasparenti da raccogliere. Credi che a Lourdes le lacrime siano di dolore? Non è così. Gli ammalati lì prendono coscienza del fatto che spesso la loro sofferenza è inferiore alle altre: chi non ha più le gambe diventa un corridore perché ha ancora le braccia; chi ha perso un figlio impara a stringere meglio l’altro che la vita gli ha lasciato; chi ha il volto deformato da un male incurabile cuce tallieur da sfilata e prepara melanzane sott’olio degne di Masterchef, e tutti piangono, ma di gioia, amore mio. Bisogna rendere grazie alla vita, occhi di tigre, perché anche quando ci appare detestabile ci ricorda che è lei stessa a fornirci la possibilità di detestarla, o di amarla. Le persone che stanno con zia Simo lo hanno imparato prima e meglio degli altri, tutto qui. Non hanno pudore davanti al pianto, non credono che sia necessario nasconderlo: piangendo stanno salvando il mare, stanno salvando il mondo”. “Nonnina, mi sono commossa, che bello: le mie lacrime sono trasparenti. Anche le tue, solo che sembrano quelle dei fumetti: sono enormi e sgorgano a zampilli, sei sicura di sentirti bene?”. “Sì, amore, sono solo un po’ stanca; ora hai il tuo compito e la sorpresa per mamma è pronta, pensi che possa andare a riposare un po’? Cambio solo stanza, non ti lascio mai, sono e sarò per sempre accanto a te”. “Va bene, nonnina, però puoi dirmi solo un’ultima cosa? Così vado a scrivere il mio testo, altrimenti lo dimentico e faccio tardi anche stanotte. Le lacrime nere… sono molte? Sono molte le persone malvagie? E quando le incontrerò, come farò a riconoscerle?”. “Le lacrime nere non esistono, occhi di tigre. Servivano al tuo mito, ma il mito è una leggenda, non è reale, pensavo lo ricordassi. Non esistono perché nessuno è veramente cattivo. Qualcuno smette talvolta di essere buono perché dimentica come si fa; qualcun altro perché la vita lo ha messo al tappeto e non trova il modo per rialzarsi; qualcuno perché non gli hanno voluto mai bene, e qualcun altro perché gliene hanno voluto troppo. Tutti però si emozionano davanti a un tramonto e aiuterebbero una vecchina a far funzionare l’unico strumento che le consente di restare in contatto con un figlio lontano; tutti trovano il tempo per confortare un amico che ha paura, e sfamerebbero una persona che non ha il tempo o i mezzi per cucinare; e tutti, tutti, quando possono, fuggono al mare. Sì, amore di nonna, al mare. E si commuovono ogni volta davanti alla sua immensità, insistendo a cercarne una fine che non comparirà mai. Il mare non potrà mai prosciugarsi come vedi, anima mia. Sta’ tranquilla”.

4 risposte su “Occhi di tigre”

Stavolta addirittura ti cimenti con la creazione di un mito: Il mare che diventa serbatoio di serenità e depositario del “Bene”, ed è alimentato dai sentimenti, dalle azioni e dal buono che ogni persona può esprimere.
Niente male!
Un modo poetico per ricordarci che le azioni di ognuno di noi hanno sempre effetto, e questo effetto talvolta si propaga anche distante da noi, andando a migliorare o peggiorare la vita degli altri ben oltre la nostra percezione e le nostre intenzioni!
La bimba e la nonna esprimono entrambe, a modo loro, due diversi aspetti di questa tensione al “bene”. L’una curiosità, allegria e gioia di vivere, desiderio di contribuire ad un mondo “giusto”, l’altra saggezza, sicurezza nell’indicare la strada ma sempre con amore, dolcezza, protezione, e poesia.
Quanta tenerezza la bimba, con la sua voglia di scoprire la vita e tutte le sue domande alla nonna, e quanto amore nelle risposte! Al punto che nel momento del congedo (lasciato solo intuire con la consueta delicatezza) le lascia un messaggio di serenità e di speranza, “proteggendola” con una piccola bugia: le lacrime nere nella realtà esistono, purtroppo.
Ma forse la nonna in fondo lo sa bene. Forse semplicemente ha un animo troppo buono e gentile per ammetterne, anche con se stessa, l’esistenza.

Francy… bello sapere che stai leggendo ciò che senza di te neanche esisterebbe! Ti voglio bene ❤️

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