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Fiori sul divano

Questa mattina la vecchia strega non ha risposto all’appello, e dunque mi sono affrettata a segnarla assente. Una felicità smisurata, quasi una libido, mi pervade ogni qualvolta mi accorgo che non si presenterà e lascerà in pace i poveri malcapitati di turno.

In verità non so per quale motivo mi riferisca a lei come a un’anziana; nessuno ne ha mai visto il viso, nemmeno io, anche se una volta le sono passata talmente vicino che pensavo non sarei sopravvissuta. Si racconta che chi ne abbia svelato l’identità sia poi rimasto ucciso in circostanze poco chiare e misteriose. Se l’assassino sia proprio lei, il suo braccio destro, sinistro o cosa, non é dato sapere.

Oggi non ho voglia di lavorare. Penso continuamente a quelle corsie di linoleum… le ho viste troppe volte e ormai non mi fanno quasi più effetto, però se le percorre lui è tutta un’altra storia. È debole e temo sempre possa finire preda della vecchia strega, ma la creatura malefica, a sorpresa, ha fatto capolino solo in alcuni giorni e poi è andata via. Troppe presenze benefiche nella sua stanza di ospedale: deve aver avuto paura persino lei. Che le streghe non abbiano timori sono solo dicerie; una di loro che arretra non corrisponderebbe ai canoni, e noi – si sa – ragioniamo spesso per categorie. Io invece credo che la vecchia fosse sul serio spaventata e si sia perciò eclissata.

Se lo lascia in pace lui profuma di buono, come quando la mattina canticchiava le melodie napoletane radendosi, e noi ancora bambine lì al suo fianco ad agitare su e giù la bomboletta della schiuma da barba. Ci prendeva in giro per tenerci occupate – non so quanto tempo dopo l’ho scoperto – : “Se non contate fino a cento la schiuma non si forma e i peli non vanno via. Come farete allora a essere baciate dal vostro papà, voi che avete la pelle delicata come quella delle principesse?”.

Qualche settimana fa la vecchia era molto nervosa e lo ha aggredito in maniera violentissima. Non so come faccia, ma ne succhia dal midollo tutte le energie. Lo annichilisce, riesce a non farlo sollevare per giorni e piano piano s’impossessa di corpo e mente. Non avevo mai visto nulla di così potente ed ero molto intimorita. La strega, per giunta, è sensitiva: deve avvertire in anticipo quando qualcuno di gioioso arriva in casa perché si allerta, si mette ad ascoltare attraverso le pareti e schiaccia senza pietà le prede più deboli del momento: odia il buonumore. Così ha pressato sulle sue vene e il sangue non defluiva bene; non ho ancora capito perché abbia infine deciso di mollare la presa: che abbia anche lei una coscienza? Improbabile. In sua presenza la gente ammutolisce; pare che ogni parola si svuoti di significato e chi viene aggredito fissa nel vuoto un punto, ma non sta mettendo a fuoco niente. Te ne accorgi perché parli e non arriva risposta; ridi e ne consegue un pianto; superi, addirittura, la tua naturale avversione per la cucina, ma intorno a te l’inappetenza regna sovrana. Sortilegi indefiniti.

Oggi io e la piccola di casa non abbiamo voglia di osteggiare la vecchia strega e issiamo bandiera bianca dopo appena la quinta messinscena di sonno profondo. Chissà, magari alla sesta… no, no. Mi rassereno: coi se e coi ma non si scrive la storia, e allora eccoci qua. Questo signore all’ingresso è cortese, anche se parla in italiano a stento e io faccio fatica a capire quello che dice. Dapprima stanza 21, poi 18, poi 20… “Ok, passo subito dopo il lavoro”. “Ok, oggi prendo un permesso”. “Ok, chiedo il turno di pomeriggio”. Beate le famiglie che non sono composte da figli unici. Quelle in cui dignitosamente ci si divide dolori e gioie, senza fare a gara per accaparrarsi i secondi, ma prediligendo per sé stessi i primi, affinché non ricadano sugli altri componenti.

Il suo compagno di stanza si chiama Ernesto e ha la sua stessa età. Ha classe da vendere, come lui, e uguale bontà d’animo; s’intravede negli occhi cangianti, che d’istinto direi non abbiano mai incrociato la vecchia strega. Ha cuore e mani gentili, con le quali lo aiuta quando Cerbero non ci consente di trattenerci oltre l’orario. Gli presta le orecchie, perché lui spesso volutamente le ottunde, e l’ottimismo: ne ha da vendere, anche se ancora non mi è chiaro da quale fonte gli provenga.
Poi all’improvviso, dopo una settimana di ricovero, papá viene dimesso. Mentre Gioia lo riporta a casa, escogitiamo piani quinquennali di recupero, riabilitazione e capovolgimento di abitudini deleterie; disegniamo, inoltre, nuovi tempi e spazi occupazionali. All’appello la vecchia signora tace: non pervenuta. Deve essere una gran burlona comunque, visto che ama presentarsi a tutte le feste senza uno straccio di invito. Chissà che tra i suoi antenati non ci sia la maligna Eris, che spinse i suoi capricci fino al punto di generare una guerra.

È passato un mese dall’ultima volta che il linoleum mi ha graffiato le retine. La vecchia signora è andata a trovare una persona a cui non posso dire di aver voluto bene perché la conoscevo poco, nonostante nelle foto sembrassimo due fidanzati: potenti mezzi della tecnologia, delle feste e delle sbornie. Gli erano legate, però, alcune persone che amo profondamente, e io alla proprietà transitiva ci credo. Mi piace la storia che se A vuole bene a B, e B a C, A ne vuole a C. In tal modo c’è più speranza per questo mondo malandato.

Comunque sia… la signora non annovera tra i suoi poteri, per fortuna, quello dell’ubicuità; era andata a far visita a Federico, quindi non poteva essere anche da un’altra parte, solo che doveva sentirsi particolarmente nervosa e frustrata quel giorno perché, non contenta di possederlo solo per qualche ora, aveva deciso di portarlo via con sé. Lei però torna frequentemente, seppur non desiderata, e invece a lui non sarà mai più concesso.

Papà questa mattina profuma di buono.
Io sono malata e non posso uscire, lui però sì.
Sento il suo profumo fuori la porta, ma non posso accoglierlo perché il maledetto virus continua a serpeggiare velocemente. Perciò esco solo una volta che è andato via. Al pomello trovo attaccati fiori e carta igienica: binomio perfetto di romanticismo e praticità.
La vecchia signora tornerà ma oggi non c’è, e io me ne beo.

Metto i fiori sul divano per verificare se restano in piedi e quanto riescono a durare le cose precarie. A tarda sera sono ancora là: intatti, profumati e di mille colori.

In fondo è anziana.

Magari si pente.

Magari scompare.

Magari è stufa anche lei dei propri sbalzi di umore.

Magari domani è una giornata ancor piú serena di oggi.

Magari è un uomo, e gli uomini sono più elementari e meno rancorosi delle donne.

Non so più davvero cosa pensare, ma una voce dal mio interno continua a sussurrare: “Vietato smettere di sperare”.

10 risposte su “Fiori sul divano”

Bella Manù! 😍 Finalmente l’ho letto anche se “la grande” ha tentato in tutti i modi di farmi perdere il filo!😁

Sperare, avere tempo e desideri, vitalità. Mai smettere di sperare, per custodire i sogni e confondere la vecchia strega.
Poche precise stilettate descrivono una situazione comune, angosciante,colorata dal valore perpetuo dell’amore e dell’amicizia, speranze dell’umanità. Una lettura gradevole e profonda.❤️

Grazie. Il sentire comune diventa motivo di catarsi, nella scrittura e nella vita ❤

Mi sono rivista…la vecchia strega ci sta perseguitando ma…non l’avrà vinta…o almeno non ora❤️

…questa vecchia ha gambe troppo forti e viaggia troppo…ma nonostante si parli di lei,leggerti è sempre bellissimo.👏😘

Sì, Sabry, ma le nostre sono più forti. Grazie! È bello sapere che la scrittura ha il grande potere di unire pensieri e persone ancor più della vita stessa… io la chiamerei magia! Un abbraccio fortissimo ❤

È così magico amica mia perdersi in un racconto ed avvertire, insieme al dolore, la speranza .Lei, nonostante tutto, ci da la forza di credere sempre e comunque nel potere grande dell’AMORE. . Grazie di esistere.

Lisa… chi prova gli stessi dolori nello stesso identico modo resta unito per sempre, ricordi? Anche, e soprattutto nella speranza!Grazie a te per la lettura: so bene con quali occhi l’hai fatta❤

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