“Ehi, Marco. Hai visto fuori che tempaccio”? “Sì, approfitto che sia domenica: tutto il giorno tv e divano”. “NO, Marco. Oggi si vota”. “E chi ci va, Manu? Non sono disposto a tornare fradicio per una massa di insulsi ladri urlatori”. “Marco, domani la pioggia sarà più intensa di questa. Accompagnerai i tuoi figli a scuola? Andrai a lavoro?”. “Certo che sì, sono cose mie!”. “Mie? Tue? Ah. I figli sono tuoi perché li hai generati tu? Il lavoro è tuo perché lo hai cercato tu, forse meritato tu, e perché a fine mese ti raggiungerà uno stipendio col tuo nome? Lo Stato è nostro, Marco. Qualcuno più illustre di noi, secoli fa, lo ha definito res publica, cosa di tutti. Lo Stato è tuo. Ne hai lo stesso diritto e dovere che hai come pater familias sulla tua domus. Immagina che tuo figlio domani resti fuori scuola ad aspettarti per ore. Gli dirai poi : Pioveva. Ti perdonerà? O quell’azione lo segnerà per gli anni a venire? Ecco: un’urna vuota è un figlio lasciato fuori scuola ad aspettare nel disinteresse. Vai a votare!”. “Quanto sei pesante ed esagerata, Manue’!
“Ciao, Viola. Andiamo insieme a votare? Vorrei andare nel primo pomeriggio perché c’è meno affluenza”. “No, cara. Io non vado a votare. Mi rifiuto di contribuire all’ascesa al potere di uno di quei fenomeni da baraccone!”. “Viola, sei più andata in quella gelateria dove siamo state l’ultima volta?”. “Sì.” “Hai preso ancora quella stracciatella che ti ha fatto stare male e hai pensato fosse avariata?” “No, chiaro che no, ho cambiato gusto!” “Ah, ok. Quindi hai deciso di dare ancora fiducia a quella gelateria… Giurerei di averti sentito dire che non ci saresti tornata mai più, dopo aver rimesso anche l’anima!”. “Beh, ho concesso il beneficio del dubbio, in fondo la gelateria è di un MIO amico!”. “Ah, di un TUO amico. Beneficio del dubbio. Ok. E perché allo Stato non è concesso concedere fiducia, eh, Vio’? Lo stato non è TUO amico? Pensa che la mafia è nata proprio per mano di gente che diceva questa frase qua. Lo stato non è mio amico, la mafia sì, mi protegge. Concedi un’altra possibilità allo Stato. Magari questa volta non è avariato. Magari questa volta diventa pure lui TUO amico!” “Impossibile, Manu, lo stato non diventerà mai puro perché le persone che lo governano non lo sono! E non insistere, lo sai che sono più testarda di te!”
“Ciao, Vincenzo, ho saputo che hai messo su famiglia! Sono felice per te. Come stai?”. “Bene, Manu, perdonami. Sono mesi che vorrei chiamarti, ho saputo. Scusa, non ho trovato il tempo!” “Figurati, Vi’. Sto benone. Hai ancora la residenza lontano o ora ci vivi per davvero nel posto che indichi sui documenti?”. “No. Ora coincidono. Non mi serve più un luogo di mare per nascondere una provincia che non ho mai amato. Solo la macchina è ancora intestata a mio fratello, sai, a Pavia si paga di meno l’assicurazione”. “Bene, oggi quindi andrai a votare?” “No, Manu. L’ho fatto solo a 18 anni per l’ebbrezza del gesto in sé, ma non ci credo mica nelle elezioni! Poi guarda, non so manco come si fa, quante sono le schede. Voto disgiunto, lista uninominale, coalizioni… no, non è roba per me!”. “Ti spiego io, ci vogliono due minuti. È roba da ragazzi. Pensa che ora hanno esteso il diritto di voto al Senato anche ai diciottenni. Fermiamoci un attimo al bar, su Internet ci sono i fac-simile delle schede, te li mostro!”. “No, Manu, vado di fretta! E poi… ancora questa maledetta aria da ALICE! Ma non era mica vero – quando stavamo insieme – quello che ti dicevo! Davvero hai creduto che non andassi a votare perché la sede elettorale era lontana 200 chilometri? Io non ci andavo per abulia, per indolenza, perché sono un incostante, un menefreghista. Allora ti amavo, come facevo a dirtelo? A te, che ogni vigilia delle elezioni citavi Mameli, i fratelli Bandiera e quello riccio e biondo… come si chiamava? Pisacane, mi pare… Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti! Che angoscia, Manu!”. “Ah, ok. E io che pensavo ti piacesse, pensa un po’, l’avevi persino imparata. Lascia stare, dai. Mi spiace solo pensare che quegli eroi sono morti per unire un paese in cui dare il diritto di voto pure a te. Buone cose a te e a famiglia!”.
“Proooooooofffffffff! Come sta? Da quanto tempo! Che è successo, dov’è il suo proverbiale sorriso?” “Francyyyyyyyy!!! Scusa, incontri avvilenti stamattina! Niente di importante (Magari…!). Quanto sei diventato grande! Sembra ieri che raggiungevo Ischia tutte le mattine, e tu lì, sempre pronto ad accogliermi con gli occhi sgranati e quella voglia ardente di imparare! Quanti anni hai ora? Fammi fare un rapido calcolo… Mmmhhh, diamine: 23! Sono vecchia! E tu bellissimo! Dove stai andando in compagnia di questo irrefrenabile entusiasmo?” “A votare, prof! Ormai lavoro qui. Indovina cosa faccio? Sì, prof. Insegno. Ai bimbi, non ai ragazzi, ma lei diceva sempre che le azioni grandi cominciano con quelle piccole. Non ho la pretesa di avere “una testa ben fatta”, però ho pochi e saldi valori, e quelli voglio condividerli. Mamma dice che non andrà a votare perché tanto gli uomini che si sono avvicendati al potere negli ultimi anni non li ha votati nessuno. Dice sempre: “Ci mettessero un altro di quelli che vogliono loro a governare, io me ne lavo le mani!”. Io però non sono d’accordo. Ricordo benissimo quella frase sulle mani pulite che non servono a niente se si tengono in tasca, me l’ha insegnata lei! Io a cambiare le cose ci voglio provare. Se io voto, lei vota, tutti votano, la persona che vincerà l’avremo scelta noi. C’è sempre spazio per cambiare, prof. C’è sempre tempo. L’unica cosa che non deve mancare è la volontà. Ai miei bambini insegno solo questo. Quando cresceranno, prima di mandarli da lei, insegnerò loro cosa significa essere nati avendo ricevuto già un dono: quello di poter scegliere. Per rendere il concetto chiaro, li farò sedere davanti a un albero di Natale gigantesco, sotto il quale la sera prima avrò preparato 26 (sono tanti i miei alunni) pacchetti colorati e meravigliosi. Dentro metterò un fogliettino altrettanto colorato, mezzo rosa e mezzo giallo, sul quale chiederò di indicare qual è la persona alla quale affiderebbero il loro animale domestico, i piccoli risparmi donati dai nonni, i loro giocattoli preferiti, il luogo che più li fa sentire a casa. Non dirò loro niente, non pronuncerò consigli né manifesterò le mie idee. Ricorderò solo che prima di scegliere, dovranno tutti mettere una mano sulla parte del petto dove si trova il cuore! Prof, le è rispuntato il suo magnifico sorriso, mi sembra di essere tornato al 2011, che emozione!” “E’ merito tuo, Francy. Ho sempre saputo che i giovani salveranno il mondo, ma non ne sono mai stata tanto convinta come in questo momento. Grazie. Vai dove devi andare, ora!”