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Pensieri

Strategie

Qualcuno, recentemente, davanti alle mie remore a farmi avanti con una persona che mi incuriosisce molto, mi ha così redarguita: “Manu, ma sei in guerra? Cosa sono queste strategie?”. Io sono rimasta spiazzata e, come sempre quando vengo colpita nel segno, ho ribattuto per le rime, ma un attimo dopo ho riflettuto. Ha ragione. Quando sono diventata così?
È assai faticoso capire i meccanismi che si generano nella mente dei single da tempi immemorabili, ma non cadrò vittima delle psicosi moderne. Voglio restare spontanea. Mi conosco: “Per amore non morirò mai, ma per impazienza probabilmente sì”.

Sono così belle le cose semplici. Così chiare, così rilassanti. Così svelte. Leggermente fulminee. Sì o no. Odio i non lo so. Ne fanno abuso le persone confuse, quelle che non sanno cosa vogliono, o peggio ancora cosa provano; quelle che hanno paura, quelle che non si sbilanciano mai. Che noia la bilancia! Quel concetto utopistico del dover stare per forza in equilibrio. L’armonia si coltiva al proprio interno, non ha niente a che vedere con le persone che incontri, con le delusioni che accumuli, nè con le gioie che ti vengono offerte. E quando viene turbata, è solo per ricordarci che siamo umani. Siamo ciò che viviamo, in effetti. Il segreto è ricordare. Ricordare sempre. Non il passato, che pure va custodito, ma il presente. Ricordare che ci è concesso poco tempo, troppo poco. Fare, agire, osare… questo fa la differenza. Il resto sono rigide sovrastrutture che contano come una banconota stracciata, di cui ci resta in mano solo una metà. Il vento ci ha appena portato via l’altra; invece di affannarci a inseguirla perchè non disintegriamo anche quella che ci è rimasta in mano? Non ci impoveriremo di certo. Anzi. La ricchezza nasce dalle cose nuove. Dal tentativo, anche andato a vuoto. Dal coraggio di fare qualcosa in cui altri desisterebbero. Dal cercare uno sprazzo di felicità, non nella dimenticanza, ma nell’azione.

Non sono un’attendista. Ne ho conosciuti tanti. Faccio presto a riconoscerli: sono intenti a cercare scorciatoie per arrivare prima degli altri e con il minor danno possibile. L’attesa sa di vigliaccheria. Chi punta dritto nella strada dinanzi a sè, ha sapore di eroe. Per i più sfocia nell’incoscienza, ma riesce talvolta a conquistare grandi soddisfazioni. Perciò, quando stamattina ho attraversato i viali alberati di un posto che oramai non mi spaventa più e ho visto il gatto Giuliano, non ho potuto fare a meno di sorridere davanti alla sua consueta posa del “Fingiti morto”. La mia tenerezza, però, non è arrivata all’emulazione. Sono viva. Perchè fingermi morta? Piuttosto… quando sarò morta, se Dio me lo concederà, proverò una volta ancora a fingermi VIVA.

“Portami a bere un bicchiere di vino, please”.

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