A parlar male delle donne son bravi tutti, comprese noi stesse.
A parlarne come hai fatto tu, nessuno mai.
Si traballa sulla sedia ad ogni colpo ricevuto dalla protagonista, lo sa ancor meglio chi nella vita ne ha ricevuto almeno uno, e si sta lì a sperare in un inciampo, in una morte improvvisa del suo aguzzino. Gli si vuole male e si spera di non incontrare mai un uomo così, perché nel mondo ce ne sono, eccome se ce ne sono.
Fa rabbia quella che appare nelle vesti della rassegnazione e invece è solo frutto di una mentalità perpetrata per secoli.
Ci si vorrebbe reincarnare in uno dei figli e non lasciare mai quelle stanze. Stare fissi lì e diventare barriera a proteggere ciò che di più puro non c’è.
Sono tanti i giudizi traboccanti di stima che mi hanno raggiunta prima di assistere alla visione del film. Nessuno ne rappresenta appieno la totalità della bellezza, e certo non lo farà il mio.
La verità? Era davvero impresa ardua rappresentare in maniera originale un tema così battuto, e invece tu ci sei riuscita.
La violenza diventa ballo.
La sottomissione diventa azione quando si palesa la possibilità che colpisca chi di più caro abbiamo al mondo, e non siamo noi stessi.
L’amore filiale elevato al massimo esponente.
L’amore verso la madre perlopiù nascosto e poi improvvisamente manifesto, più potente che mai. Nei gesti e nella mimica, non nelle parole.
Ci si ritrova a sperare che questa donna scappi e corra nelle braccia di qualcuno, credendo erroneamente che un uomo possa sostituirne un altro e rappresentare la salvezza. Ma noi donne abbiamo dovuto imparare a salvarci da sole attraverso l’esercizio dei nostri diritti, attraverso la consapevolezza di quanto valgano. Gli uomini li hanno avuti in dotazione sin dalla nascita come beni primari; per noi sono stati lusso in una porzione di tempo che dopo il film mi sembra ancor di più tremendamente infinita.
Grazie, Paola.
Mi hai fatto pensare a Leonardo da Vinci.
Eclettica, versatile, dall’ingegno multiforme. Bella, brava, intelligente, spiritosa e diosolosa quante altre cose.
Se fossi vissuta nel Seicento, ti avrebbero dato della strega e saresti stata bruciata viva. Se fossi nata oggi nella parte “sbagliata” del globo saresti stata, alla meno peggio, censurata.
E invece noi siamo fortunati. Ti guardiamo sullo schermo e riflettiamo.
Grazie. Per essere diversa, bizzarra, estrosa, profonda, anticonformista e insieme profondamente realista. Hai lanciato nell’aria un potentissimo ma aggraziato grido che arriva, accompagnato da musiche quanto mai indovinate, esattamente dove deve arrivare.
Ad maiora. Ammesso che sia possibile.
4 risposte su “Ode alla Cortellesi”
Condivido ogni parola, ogni sillaba. Andate a vedere il film se ancora non lo avete visto!
❤️
Una bellissima recensione! Spenderei ancora qualche rigo per sottolineare la semplicità e la genuinità, quasi una forma di innocenza che caratterizza il suo modo di essere!
Sì, hai ragione, pare che recitare sia il suo habitat naturale ❤️