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Crac

Alla voce crac nel vocabolario si legge: “di origine onomatopeica, riproduce e indica il rumore di qualcosa che si rompe, che cade improvvisamente”. Ci sono poi numerosi esempi, desunti da immagini quotidiane, concrete e figurate, ma niente che si riferisca ai sentimenti. Strano. Sarebbe assai pertinente invece.

Quanti di noi sono in grado di riconoscere il suono di un crac nella propria vita? È nitido o bisogna usare uno stetoscopio?

Quando il cuore fa crac fingiamo spesso di non averlo avvertito. Ci mettiamo in piedi in allerta, come tutti abbiamo imparato a fare in tempi di frequenti scosse sismiche, e restiamo così per qualche secondo.

“Tanto poi passa” e tutto torna alla normalità. Tua moglie ti chiama per qualche incombenza; la tua migliore amica ha preso i biglietti del cinema per vedere quel film che avete desiderato tanto; tuo figlio ti aspetta in piscina per ritornare a casa dopo gli allenamenti.

Non c’è tempo per i crac, le valigie sono già dinanzi alla porta. Se ne parla la prossima volta. Forse.

Un crac ignorato è la genesi di un altro crac. Ci alziamo in piedi, restiamo vigili per qualche secondo e poi ritorniamo alla routine: la vita scorre… uguale a ieri e anche a domani.

Fin quando un giorno i crac non li avvertiamo neanche più: sdoganiamo l’impensabile, mastichiamo cicoria cruda come se fosse una zigulì, e facciamo dei nostri desideri un cumulo di macerie, che tanto la polvere va via con un semplice canovaccio.

E la aspettiamo, questa grandinata impetuosa che strazia il più bello dei giardini; un po’ di attesa, se ne va e tutto rifiorisce.

Sarebbe opportuno prendere delle decisioni quando captiamo i crac; provare a rimescolare le carte ad esempio, non sia mai che il settebello capiti proprio a noi e ci indirizzi verso il sole, tanto la pioggia prima o poi arriva comunque per tutti.

Sarebbe necessario scrivere di getto quando percepiamo i crac, come ci consiglia il terapista dopo un sogno arrivato nel cuore della notte che altrimenti non ricorderemmo mai: “Alzati, impugna la penna, scrivi, memorizza, rileggi”.

Nella descrizione dettagliata dei nostri crac ci sarebbero tutte le motivazioni necessarie a cambiare rotta in tempo, prima che giunga il terremoto vero e proprio. Dopo quello – si sa – è tutto più complicato.

Però noi non abbiamo riletto: “È tempo perso!”, “Va bene così!”.

O forse non abbiamo mai scritto: “Ma che sono queste cose da sentimentali?”, “Non mi piace leggere, figurati scrivere!”.

E poi ci sei TU che magari stai leggendo, e che i crac li hai descritti tutti alla perfezione, li conosci a memoria e li hai addirittura riletti più volte, però sei dannatamente ostinato nel tuo ottimismo: “Le cose si sistemeranno, la casa ha fondamenta solide, cosa vuoi che sia una trascurabile crepa nel muro?”.

E quindi una mattina che ti sei sbarbato fischiettando, le scarpe nuove ai piedi, e quel profumo che ti piace tanto, senti un crac fortissimo: l’intonaco si stacca e il cuore diventa bianco… ma come? Non lo disegnano tutti rosso fuoco?

La casa è crollata.

Ah? Come dici tu che ridacchi nell’ultima fila là in fondo? Da te è tutto ancora in piedi? Devo dirti una cosa importante, non farmi urlare, accostati, tendi un orecchio, ecco così… ora stai in silenzio, ascolta…

CRAC!

6 risposte su “Crac”

Felice ti piaccia: fanculo al perbenismo moralista dilagante. Nessuno è esente dai crac.

Sembra scritto per una produzione video.
Come disse il Suo omonimo Lello, chi prova a mischiare le carte, sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca.
(Ps.la versione dark pare il solstizio d’estate)
Endrigo
.

Endrigo, una breve risposta: la sua mente è assai più caleidoscopica della mia. Grazie per il commento.

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