C’era una volta un punto interrogativo. Aveva la testa enorme e il corpo piccolo, ed erano in molti a deriderlo per la sua forma bizzarra.
“È nato invalido!”, diceva qualcuno che aveva la fortuna di essere ben proporzionato.
“È la giusta punizione per chi parla sempre!”, bisbigliò il silenzioso di turno.
“Pensa troppo!”, disse qualcun altro che aveva avuto la fortuna di nascere beota.
“Ha molto cuore!”, esclamò invece una goccia di pioggia, che era di passaggio da quelle parti.
Il punto interrogativo la sentì e, abituato da sempre alle critiche, si meravigliò. Le chiese: “Cos’hai detto? Puoi ripetere?”.
“Certo!”, esclamò sorridente la goccia di pioggia: “Hai molto cuore. Sì, credo sia proprio questa la spiegazione della tua testa enorme. Devi sapere che il cuore e la testa di ognuno di noi sono profondamente legati. Quando il cuore è pieno zeppo di cose, non riesce a contenerle tutte. Potrebbe esplodere, e gli ospedali sono già troppo pieni. Il tuo cuore non avrebbe mai rischiato di vederti entrare in un reparto d’urgenza, e allora ha chiesto aiuto alla testa. Lei lo ama, tutte le parti del corpo lo amano. Ne riconoscono l’energia, la passione, la pienezza.
La tua testa dunque ha fatto spazio. Il cuore vi ha riversato tremila domande, incertezze, sensi di inadeguatezza, agitazioni. La testa, inondata da una tale tormenta, ha rischiato di saltare, lasciandoti in questo modo senza guida, senza direzione. Quindi ha incamerato ma allo stesso tempo, per sopravvivere, ha creato ordine. Ha messo in fila cose che stavano spaiate e alla rinfusa; ha posizionato i ricordi in un angolo ben riparato, di cui solo lei ha le chiavi di accesso. Ha spolverato le foto, tolto le ragnatele dai meccanismi inceppati, oleato gli ingranaggi, silenziato i rumori nefasti. Ha capito che negli angoli c’è polvere sì, ma anche altro spazio da sfruttare, e che per farlo bisogna lasciare indietro qualche cosa. Fare delle rinunce, delle scelte. Capire che non si può tornare indietro.
Mentre la tua testa faceva tutto ciò si gonfiava, certo, ma era ugualmente felice perché, spiando il cuore, lo scorgeva rallentare il respiro e addormentarsi “sereno”.
È questo il motivo per cui hai la testa così grande, figliolo mio. Vanne fiero e non inciampare mai nel tranello dell’offesa gratuita. Chi giudica dà spesso voce alle proprie frustrazioni e guarda solo quello che ha davanti. Non VEDE attraverso. Non SENTE attraverso. La tua testa resterà probabilmente sempre sproporzionata rispetto al tuo corpo. Sarà piena di domande alle quali non troverà risposta ma, dall’alto della sua posizione, non avrà mietuto prigionieri. Anzi, avrà salvaguardato e liberato il tuo cuore. Fidati. Se la testa di un uomo è piccola, anche il suo cuore lo è.”
Finito il suo discorso, la goccia cadde e le sorelle la seguirono. E poi i genitori, gli amici, i parenti e infine anche gli sconosciuti che, dopo aver attentamente ascoltato le parole di quella porzione d’acqua così piccola ma così saggia, decisero di unirsi, solidali, in una grandissima pozzanghera piena di luce.
Nacque un temporale burrascoso. Il punto interrogativo restò lì immobile a guardare. Inerte. Inerme. Poi un lampo si accese e lui … ballò.
La sua testa ciondolava di qua e di là come in una melodia ipnotica e il cuore la guardava estasiato. Lo stesso bagliore improvviso che aveva visto nel cielo, allora, lo attraversò: conteneva alcune parole. Ce n’era traccia nella storia perché erano state pronunciate per la prima volta da un uomo piccolo piccolo con un cuore grande grande; forse piacevano a tutti, ma lui vi era particolarmente affezionato perché gliele aveva lasciate in dono la sua mamma, prima di intraprendere il più lungo dei viaggi.
La frase recitava così: “La vita non è restare ad aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”.
Fu solo dopo che il punto interrogativo le ebbe gridate ad altissima voce, saltando nella luce proiettata dalle case degli altri, che d’improvviso le nuvole si diradarono e il sole si affacciò, annunciando, luminoso e sproporzionato, un nuovo giorno.