C’era una volta una finestra che non era mai sola. Una donna ironica e sublime le faceva compagnia da decenni. Erano buone amiche e si appoggiavano l’una all’altra nei momenti di maggior bisogno. Spesso la finestra lasciava appoggiare a sé altre persone, ma niente la riscaldava come il calore di quella donna. Passavano i giorni, i mesi, gli anni, e le due erano sempre là, inseparabili, a guardare oltre le siepi, le nuvole e le scie di fumo lasciate dalle sigarette. Poi il fumo scomparve: era nocivo, e l’orizzonte diventó più nitido. La donna si allontanò per un po’ e la finestra rimase sola. Qualcuno si appoggiava di tanto in tanto, ma lei era sempre lì che sperava di vedere la sua “metà” attraversare il verde e tornare a casa. E così fu. Le sue preghiere furono ascoltate e le due amiche divennero ancora più inseparabili. Chi se ne andava riceveva da entrambe un lungo saluto, ancor più amorevole del solito. Chi arrivava trovava già la porta aperta e il salotto inondato di profumi: la finestra faceva dolcemente la spia.
Poi un giorno arrivò un mostro, entrò nelle abitazioni e la gente fu costretta a non uscire. Gli ospiti d’onore divennero i balconi, ma in quella casa la finestra non perse mai il suo podio nel cuore della donna. Non c’era un attimo in cui le amiche non fossero lì a chiacchierare. Poi la donna fu costretta di nuovo ad andarsene. La finestra piangeva giorno e notte e il suo pianto era talmente straziante che commuoveva tutti: piangevano le tapparelle, i pavimenti, i balconi, le mura, i vasi, gli abitanti di quella casa e di tutte quelle in cui giungeva l’eco delle lacrime.
Fu così che un giorno iniziò a piangere anche la Luna. “Cos’hai nel cuore, finestra? Il tuo pianto è così devastante che non posso fare a meno di versare anche io le tue stesse lacrime, sebbene non sappia il motivo da cui sono generate”, disse l’astro luminoso. “Perdonami, Luna. Tu saprai bene cos’è la nostalgia. Sono solo una finestra al cospetto della regina del cielo, però, vedi… Ecco… Io… Aspetto il ritorno… Il νόστος di una persona, di una porzione lunga di vita, di un benessere interiore, del calore di una mano dolcissima perennemente appoggiata sulle spalle. Piango così perché non so quando questo ritorno avverrà e, poiché i giorni senza di lei aumentano, temo che possa non arrivare più. Potresti per me, dolce Luna, andare a vedere se ha stretto amicizia con un’altra finestra? Ti prometto che non sarò gelosa. Se dovesse aver trovato qualcuno a cui appoggiarsi e che la rende felice, lo sarò anch’io: mi basta solo sapere che stia bene”. La luna rispose che non poteva abbandonare il cielo e che durante le ore in cui veniva sostituita dal Sole, era troppo stanca per andare a cercare la donna: chissà dov’era finita! Le consigliò dunque di aspettare con pazienza il suo ritorno.
Ma i giorni passavano. Il mostro continuava ad assalire le case e la finestra era sempre più triste e spaventata. Fu allora che la Luna decise di partire, e si eclissò. Lasciò il cielo sguarnito per diverse ore e cominció a cercare la donna in ogni dove. Finché non la trovò. Era debole, malferma e non le restava più molto tempo. La Luna pianse nuovamente, avvolse la donna coi suoi getti argentei e si congedò. Ma prima di farlo, la guardò a lungo: com’era bella! Non ne aveva mai vista una di simili fattezze. Aveva sentito dire che le persone col cuore puro, poco prima che esso smetta di battere, riversano tutta la bellezza del proprio animo nel viso, ma pensava fosse solo una leggenda. Invece no: era vero. Lei era la Luna, la regina del cielo, ma chissà quante cose ancora le erano ignote.
Con questa nuova consapevolezza si rimise in viaggio, e prima che toccasse di nuovo a lei splendere in cielo, tornò dalla finestra. “L’ho trovata!” le disse. “Stai tranquilla. È in un posto dove ci sono mille finestre piene di luce e lei si diverte nel cambiare continuamente posizione: da una si affaccia e vede il mare; da un’altra i prati pieni di fiori colorati e profumati; da un’altra ancora le montagne innevate… Dovunque si sporga, il panorama riluccica e il suo sorriso risplende. Nel suo viso si riflette il tuo e quello di tutti coloro che la amano e non sopportano che sia lontana. Mi ha chiesto di riferirti che ti pensa sempre e che non ti dimenticherà mai, ma anche che sarebbe disposta a tornare, qualora tu glielo chiedessi. Tornerebbe ad affacciarsi solo da te. A vedere a volte le nuvole, a volte la pioggia; altre volte la tempesta, le rapine, le violenze; a sentire le urla di chi litiga per futili motivi. Lì queste cose non ci sono, ma, nonostante ciò, dice che per te sarebbe disposta a rinunciare alla pace. Che dici? Vado a riprenderla?”. “Sì, dolce Luna, sì, sì, sì! Non desidero altro. Grazie. Grazie. Grazie!!! Che Dio benedica te e tutti quelli che pensano prima al bene degli altri!”. “Quindi Dio deve lasciarti fuori dalle sue benedizioni, finestra?”. “E perché mai, Lu…” Si fermó all’istante. “Ho capito, Luna cara. Ho capito. Scusa. Perdona il mio egoismo. Lascia che la mia amica veda solo le cose belle. Il mostro, le risse, le urla, non le appartengono. Lei era già di un’altra dimensione, ancor prima di lasciare questa. Vai e portale un bacio per me. È l’ultimo favore che ti chiedo”.
La luna allora, commossa, tornò dalla donna e portò con sé la finestra, qualche attimo dopo averle donato sembianze umane. La donna riconobbe subito la sua compagna di sempre, la prese nella sua mano grande, le si avvicinò e la baciò intensamente. I loro visi erano tristi perché consapevoli che non si sarebbero più riviste, ma le loro anime allegre, perché sapevano che quel bacio le avrebbe tenute insieme in eterno, e prima o poi ricongiunte.
Oggi la donna alla finestra non c’è più, ma le persone che la amano guardano ancora testardamente in quella direzione, tutte le volte. Il primo istinto è quello di piangere, ma dura un attimo. La finestra si sporge e ricorda loro dei campi fioriti, del sole luminoso e dei mostri ancora a spasso, di cui lei non sentirà mai più parlare.
È in quel momento esatto che la lacrima si tramuta in sorriso, e in quella forma permane.
Per te. Non smetterò mai di guardare verso quella finestra.