“E allora Nina, fammi sentire… come dovrebbe essere un uomo immaginario per farti perdere la testa?”.
La solita domanda: Nina aveva perso il conto di quante volte l’aveva ricevuta.
“Buongiorno anche a te, Marcy. Hai dormito male, vedo. E dicevano che in questa terra le Sirene accompagnassero il sonno! Stamani mancava una voce al coro delle idiozie? Come procede la vita privata là fuori? Non so rispondere alla tua domanda, e in ogni caso preferisco continuare a perdere le cose piuttosto che la testa, meglio che resti dove la natura l’ha collocata. Che dici: ha una tale importanza che si griderà allo scandalo?”.
“Questo sarcasmo gratuito lo hai appena inalato insieme all’aroma del caffè? Certo che ha importanza, Nina! Girano voci strane sul tuo conto: l’ultimo con cui sei uscita non vuole neanche più sentirti nominare; l’ho incontrato la settimana scorsa al supermercato e mi ha chiesto se fossi emigrata. Ha detto proprio così: è emigrata finalmente l’amica tua? Dice che non conosci la grammatica emotiva, ti rendi conto? Ora, che lo dicano di me va bene: non piango davanti alle serie Tv; non mi fermo alle edicole per strada a comprare pupazzetti allungabili per i bambini le cui mamme chiedono l’elemosina agli angoli delle città; a tratti divento una misantropa: ucciderei ogni moccioso che piange per un capriccio immotivato, persino il mio, ma tu… dai, tu, che a quasi 40 credi ancora nell’amore! Mi sembra assurdo, mi vuoi spiegare cosa cavolo gli hai fatto?”.
“Marcy, e che ti devo dire? Forse ha ragione lui: dovrei emigrare, tanto a me piacciono tutte le persone, la nazionalità non è mica importante, anzi… ricordi che da adolescente dicevo sempre che volevo vivere in un posto dove si parla spagnolo? Mai dire mai!”.
“La finisci di fare la finta tonta? E poi perché ultimamente non mi racconti più i dettagli delle tue “storienonstorie”?”.
“Lo hai appena detto tu il perché, Marcy! Non sono storie: sono rapporti con uomini che mi affascinano, ma verso i quali non nutro alcun desiderio di condividere la quotidianità; certo che provo sentimenti, ma non quelli che andate cercando voi, è così difficile da capire? Mi piacerebbe solo frequentarli: arricchirmi, arricchirli, tutto qua. Qualcuno perché ha il sorriso generoso anche nelle avversità; qualcun altro perché usa l’ironia meglio di un coltello ma senza ferire nessuno; qualcuno perché ama il calcio ma non è fanatico; qualcun altro perché accende la musica appena apre gli occhi e la ascolta a tutto volume, proprio come me. Qualcuno perché ingoia calorie cartacee e mi consiglia libri a cui forse da sola non riuscirei ad arrivare; qualcun altro perché conosce quella parte del mondo che non ho ancora visitat…”
“Ma ti ascolti, Nina? Che significa? Mi sembra di parlare con un’adolescente! Cosa vuoi fare, la collezionista di uomini che potrebbero essere e non sono? Come compagni non li vuoi, come amici sono loro a non volerti: grazie, finiscono tutti per innamorarsi! Cosa vuoi? Trovare una tua foto al centro di ogni mini-tiro al bersaglio da salotto? Non funziona quest’approccio, fattene una ragione!”.
“Marcy, hai rotto le scatole! Tutte le cose devono avere un senso? Non è che piaceva a te il tipo della grammatica emotiva? Te lo presento se vuoi, così è la volta buona che lasci Matteo, sa di putrefatto il vostro rapporto. Te ne innamorerai: cucina divinamente, suona il violino in maniera magnetica ed è rimasto uno dei pochi romantici in un mondo di cinici, te compresa. Però fa’ attenzione: ha un caratteraccio! Non lascia possibilità di ribattere se pensa di aver ragione, ti passa sopra come un caterpillar, non esiste contraddittorio. Alza la voce e usa toni da sopraffazione se gli pesti i piedi! Devo avergli fatto male, ma non indossavo neanche i tacchi quella sera, ero solo un po’ alticcia e l’ho chiamato chiedendogli un favore per una cena tra amici. Si è risentito perché capitava nella stessa serata in cui mi aveva invitata a teatro a vedere Pirandello!”.
“Mmm…E perché diamine hai rifiutato? Hai avuto paura di diventare il settimo personaggio senza autore?”.
“Avevo Guglielmo a casa, il mio amico romano; quando arriva lui si ferma il mondo per me, lo sai: siamo capaci di parlare per sei ore di seguito in piena notte, senza che nessuno dei due reclami sonno o sogni. È così, punto e basta! E poi, a dirla tutta, era già da un po’ che avvertivo addosso uno sguardo diverso: avevo sempre l’impressione di star seduta ad un tavolino in riva al mare con una candela accesa a due dita dal volto”.
“Ma è una sensazione bellissima! Non è che hai semplicemente paura di bruciarti? Tu ami cenare in riva al mare e anche le candele: a casa tua non si contano! Dimmi la verità: cos’è successo? Sei capitolata con Guglielmo? Convieni finalmente con me che l’amicizia tra uomo e donna non esiste? Ah, ma alla fine con chi sei andata a comprare il divano letto? Avevi detto che lo avremmo scelto insieme!”.
“Marcy, non vorrei essere nei panni di tuo figlio: incarni perfettamente tutti i peggiori stereotipi sulle suocere! Ma che hai? I cinquanta ti hanno devastata, spero che almeno lui espatri prima! Non ho comprato il divano letto, Guglielmo ha dormito con me; da quando sei diventata bigotta anche tu? Hai cambiato comitiva? Qual è il prossimo step? Inizierai a negare il saluto, fingendo distrazione, a conoscenze decennali in cui non ti riesci più a riflettere? Le rimuoverai con noncuranza pianificata dai social, o cosa? Sto iniziando a perdere la pazienza, ti avviso! E poi… non ho paura di bruciarmi! Non mi va una storia in questo momento, tutto qua! Ma in cosa ti sei laureata? In Architettura o in Dietrologia?”.
“In entrambe, cretina!
Nina, le tue sono solo scuse: ripeti queste frasi come un refrain da non so quanto tempo! Non c’è nessun altro step, è che sono preoccupata: sono passati undici anni ormai dalla tua ultima storia e le dicerie su di te non si contano! In ufficio credono tutti che tu stia con una donna; il migliore amico di Piero, invece, ha fatto girare voce che dopo soli tre appuntamenti ti ha archiviato come un malware perché sei poco seria: a mare con Luca, in pizzeria con Fabio, al concerto con Ivan… Lo so che Piero ti piaceva, non succedeva da un secolo; possibile che tu non ti sia chiesta cosa sarebbe successo se fossi stata più attenta e meno istintiva?”.
“Più ATTENTA! ATTENTA a cosa? A Piero non piacevo, altrimenti avrebbe trovato delle parole consone al posto di ruvidi mugugni! E se proprio lo vuoi sapere, la ristrettezza mentale delle persone che stai nominando mi fa venire la pelle d’oca! E poi che male ci sarebbe a stare con una donna, fammi capire! Sei anche intollerante, adesso? Ho ancora il messaggio che mi hai scritto per tirarmi su quando è morta Michela Murgia, stavi vaneggiando allora o adesso? Sono stufa di questa conversazione! Sembri un robot a spasso nel mio cuore per trovare un bullone allentato! Sputa il rospo e dimmi cosa c’è davvero, altrimenti me ne torno in città col primo volo, ti avviso!”.
“Voglio che la smetti di vedere Valerio, ecco qua, contenta? Ti sta fagocitando e neanche te ne accorgi! Quando è stata l’ultima volta che hai visto un tramonto insieme a lui?”.
“Ancora con questa storia di Valerio? Non avevamo tagliato entrambe i capelli proprio per evitare i nodi? Eravamo d’accordo di non toccare più l’argomento. E poi conosci benissimo la risposta: mai.”
“Appunto. E quando hai ricevuto da lui un fiore, scommetto solo al tuo compleanno!”.
“No, mai.”
“Quante volte ti sei trovata in difficoltà e gli hai chiesto aiuto?”.
“Lo sai che non sono brava a chiedere aiut…”
“QUANTE?!”.
“Mai.”
“Quante volte sei stata in cima alla sua classifica delle cose da fare?”.
“Marcy, ma cos’è, un concorso a quiz? La prossima domanda quale sarà: Quando ti ha promesso la favola? Guarda che io non mi chiamo Vivian! Lo sai che vive all’estero, non è facile neanche per lu…”
“QUANTE, maledizione?”
“Mai”.
“Ok, Nina. Non aggiungerò altro. Non smetterò mai di essere il grillo parlante appoggiato sulla tua spalla. Sarò sempre verde, invisibile agli altri e porterò gli occhiali. Se mi continuerai a soprannominare Catone il Censore metterò ancora bocca e naso su certi tuoi comportamenti, e se mi darai della Nerd tutta libri e frustrazioni, mi approprierò di questo acronimo e lo trasformerò a mio modo: “Nina è Raggio Divino”! Tu per me sei questo, ed è un sacrilegio gettare via una tale ricchezza con la tua nonchalance. Il tempo non torna, Nina! Sei un’incoerente, che ti piaccia sentirlo o no. Torna pure a Bari senza di me. Ti raggiungerò e faremo pace ancora una volta. La mia vita non ha senso senza di te. Quando scivolo nel piattume più nero, tu trovi sempre il modo di raggiungermi, come il vento che entra a sorpresa dalla finestra in una serata estiva particolarmente calda. Arrivi nel momento esatto in cui sto per rassegnarmi all’asfissia; leggi nelle nuvole gli interni di casa mia, come la Sibilla faceva con le foglie, e le cavalchi coraggiosa. Ricordi quando urlasti a Matteo che se non mi invitava a cena fuori, avresti contattato la mia fiamma del liceo per chiedergli se mi ci portava lui? Non l’ho mai visto così spaventato: il giorno dopo ero seduta in riva al mare, con i piedi nella sabbia e un bicchiere di Gewürztraminer gelato tra le mani. Non facevamo l’amore da sette mesi prima che intervenissi tu. Hai il potere di cambiare la vita delle persone, Nina! Tranne la tua. Di Valerio stai raccogliendo le briciole, ma tu non sei un insetto! Sono stanca di vederti sola; sì, lo so che ami questa parola; che tu non ti senti mai sola; che ci sono milioni di persone che ti vogliono bene e che a te piace la tua vita esattamente così com’è; sono certa che a breve comincerai anche a viaggiare senza compagnia: la verità è che basti a te stessa, non c’è niente da fare, hanno tutti ragione. Però fai almeno un tentativo, fallo per me: prova a concederti un’opportunità. Smettila di dire che adori quelli che suonano il pianoforte e poi di rifiutare i loro inviti perché ne hai conosciuto uno dalle dita tozze; di disdegnare i tifosi accaniti perché urlano, se fai tremare le pareti del vicino cantando sotto la doccia; di trovare dei difetti nel portamento di quelli che potrebbero sfilare su una passerella; di riempirti la bocca di risentimento verso chi critica le differenze di età, e poi disprezzare i corteggiamenti di quelli che hanno appena cinque anni meno di te, neanche fossero dei toyboys! Ti ricordo che Francesco era il più bello della spiaggia, e tu volevi rifiutarlo perché aveva un incisivo fuori posto! Se non ci fossimo state io e Chiara, forse non avresti avuto una relazione neanche con lui.
“Marcy, dammi una ragione valida per fare la cosa che mi chiedi. Deve essere valida, però. Nessuna stronzata. Finora ne ho sentite pure troppe!”.
“Ti accontento subito: non scrivi più da quando c’è lui nella tua vita, anche questa è una stronzata? Tu fai finta che non sia così, ma aspetti un cenno per correre in Belgio alla prima occasione. Viaggi di meno, molto di meno, a meno che non sia per andare lì, e detesti pure il francese: il colmo dei colmi! Vuoi forse dirmi che non c’è alcuna correlazione tra questa nostra fuga dalla città con il suo congresso a New York? Mi sembra strano, anzi, che tu non sia volata lì, forse è solo perché lunedì torni a lavoro e non avresti avuto il tempo materiale di andare e tornare! Perché non lo ammetti almeno a te stessa?”.
“Marcy, sono dove devo stare, dove voglio stare, almeno così credevo fino a poco fa, visto che da mezz’ora a questa parte mi stai facendo ricredere! Non scrivo perché ho perso l’ispirazione, lo sai, che c’entra Valerio?”.
“C’entra perché sei troppo impegnata a creare origami con i suoi ritagli di tempo, come fai a non accorgertene? Sembri una scimmietta ammaestrata che salta da un albero all’altro aspettando di rubare una banana ai turisti. Perché è questo, Valerio, Nina: un turista a spasso nella tua vita!”.
“Ti è uscita malissimo questa, Marcy, ritirala per favore, altrimenti litighiamo di brutto oggi!”.
“No che non la ritiro. Ok il sesso, va bene: a tutti piace, ma i progetti, i sogni, la cura che riservi a quelli che entrano per qualche motivo nelle tue giornate e che sognavi da ragazzina anche per te, che fine hanno fatto, eh? Sei mai riuscita a stare con lui per più di 48 ore? Risparmiati la fatica di rispondere, lo faccio io per te: MAI! Prima o poi quelle formule che brevetta salveranno il mondo? Perché così almeno potremmo dire che è una costola dell’umanità, e non solo del suo capo. Ne tira le fila come se fosse una marionetta! E non hai neanche l’onestà intellettuale di dirti che ne sei innamorata o che molto più semplicemente è una terra di comodo. Niente messe in discussione, niente sacrifici, niente compromessi: 48 h di fuoco e punto. Poi buchi una ruota e chiami me, ti tamponano col motorino e chiami me, perdi le chiavi di casa e chiami me! Ti sembra una cosa normale?”.
“Ah, ok, è questo. Pensavo fossimo sorelle, ma evidentemente mi sbagliavo. Non ricapiterà, faccio da me la prossima volta!”.
“Eccola, signori e signore! Accorrete tutti! Vi presento Nina la risentita: quella che mette la testa nella bocca del leone e quando viene morsa incolpa gli altri di averle detto che era un agnello; quella che trasforma ogni critica in un’offesa personale; quella che o sei d’accordo con lei o sei in odore di rimozione e fa presto a chiamare il carro attrezzi! Cresci, Nina. Le persone che ti amano avranno pur il diritto di affacciarsi nella tua vita e affermare che il panorama fa schifo!”.
“Stai esagerando, Marcy!”.
“Vivi, Nina. Smettila di lanciarti col bungee jumping da vette altissime e poi rifugiarti in una palude appena scesa a terra. L’acquitrino non è il tuo habitat, torna a scrivere, torna a vivere! Ti do tempo fino al 30 Settembre, siamo appena al 1: un mese può bastare. Lo chiami tu Valerio o ci penso io? Bruxelles è a poco più di due ore da Bari, vado e torno in giorn… Ma dove vai? Sai che detesto quando parlo e ti volti di spalle. Ti degni di darmi una risposta? Mi stai ascoltando, almen…? Giuro che in questo modo riesci a farmi perdere le staffe soltanto tu, nemmeno Matteo! Vuoi alzare questo sguardo, grafomane in crisi di ispirazione che non sei altro?”.
Marcella rientra dal terrazzo dov’era a discutere con l’amica e la raggiunge nella stanza dell’appartamento fittato a Minorca. Il rumore del mare è potente e Nina ha uno sguardo assorto; una penna scivola su un foglio in maniera melodiosa e simmetrica, come le dita affusolate di un pianista sui tasti bianchi e neri. I capelli fluenti la infastidiscono e li raccoglie con un fermaglio, mentre la testa dell’amica fa capolino da dietro per spiare cosa stia scrivendo.
“Grammatica emotiva”, viaggio nelle sensazioni degli esseri umani e non. Di Nina Mauro.
Marcella fa in tempo a leggere solo questo tra un dondolio di testa ed un altro.
“Contenta, Marcy? Ricomincio a scrivere!”.
Nina pronuncia queste parole con uno sguardo indemoniato.
Le lacrime le rigano il volto, ma ha comunque la prontezza di coprire con la mano sinistra il foglio; si alza poi repentinamente, senza che l’amica possa decifrare le parole.
Sotto il titolo, in una grafia più scomposta e disordinata, spunta imperiosa una dedica:
A Valerio, alla nostra storia che credevo magica e immortale. Una leggenda ritiene che le anime gemelle abbiano sette vite di possibilità per incontrarsi ed amarsi. Pare che a noi ne siano rimaste soltanto sei.
Addio.